sexta-feira, 1 de março de 2013

LA VIOLENZA CONTRO LE DONNE INDIGENE

Donne minacciate in tutto il mondo

Ovunque esse si trovino, le donne indigene del mondo condividono la stessa minaccia: la violenza che mette in pericolo la loro vita e salute più di ogni altro fattore. La violenza sulle donne ha raggiunto un livello talmente preoccupante che nel 1999 le Nazioni Unite hanno deciso di proclamare il 25 novembre Giornata Mondiale per l'eliminazione della violenza alle donne.

 Quel giorno in tutti i paesi del mondo si realizzano manifestazioni e vengono avviate campagne di sensibilizzazione: il fiocco bianco distribuito alla gente simboleggia la condanna di ogni atto di violenza commesso contro una donna.

Ogni anno centinaia di donne (indigene) scompaiono e vengono ritrovate morte. I responsabili di questi crimini restano però impuniti. Il fenomeno è in crescita ed è diffuso in ogni angolo della terra, tanto che si parla ormai di "femminicidio" - un termine con cui si indica l'assassinio di donne apparentemente accettato o comunque poco combattuto dai governi nazionali.

 La causa per l'impunità sta nel ruolo esplicitamente o implicitamente subordinato che le donne ricoprono nella maggior parte delle società. La violenza domestica rientra anch'essa in questa forma di violenze.

 A tutela delle donne indigene vi sono diversi strumenti legali, come per esempio l'apposito passaggio nella Dichiarazione Universale delle Nazioni Unite per la Tutela dei Popoli Indigeni o altre convenzioni internazionali. Le leggi però servono a poco se non vengono applicate.
Violenza contro donne indigene in zone di conflitto

Molti territori indigeni sono anche teatro di conflitti armati tra gruppi che si contendono risorse naturali ambite. La violenza (in tutte le sue forme) mirata contro le donne ha sempre fatto parte delle strategie di guerra e così le donne indigene subiscono due volte: una volta in quanto donne e poi ancora in quanto indigene. La destabilizzazione delle comunità e la distruzione della rete sociale sono i primi passi per cacciare le comunità indigene dai loro territori e si giocano sulla pelle delle donne.

La violenza messa in atto dalle potenze coloniali per sopprimere la resistenza indigena continua ad essere praticata oggi tramite la militarizzazione dei conflitti. La sessualità diventa così metafora del dominio e dell'appropriazione del territorio decisa anche sul corpo delle donne.

 Le donne indigene diventano vittime della prostituzione forzata, di intimidazioni, tortura, stupri o lavoro forzato negli accampamenti militari.
Appianamento di conflitti e processi di pace gestiti da donne - un segnale di speranza

Nel dibattito attorno alle terribili violenze di cui le donne indigene sono troppo spesso vittime si tralascia quasi sempre un aspetto davvero importante, e cioè il ruolo fondamentale giocato dalle donne nei processi di pace. In caso di conflitto spesso le donne sono le prime a offrire un sostegno sociale e a colmare il vuoto dell'inesistente assistenza statale. Un maggiore riconoscimento del fondamentale ruolo di mediatrici svolto dalle donne indigene permetterebbe loro di creare migliori e maggiori strutture per l'autotutela.

Julia Bangerter, Helena Nyberg
Belle e libere? La donna cecena tra Adat, Islam e impero russo

La casa per le donne in Cecenia di Lipkan Basaieva. Foto: Sarah Reinke, GfbV. La casa per le donne in Cecenia di Lipkan Basaieva. Foto: Sarah Reinke, GfbV.

Con un tasso di disoccupazione del 80% per le donne cecene ci sono poche possibilità di lavoro. Inoltre sta ai suoi parenti maschi decidere se una donna può studiare o lavorare. Per la società vi è una sola soluzione: il matrimonio. Più giovane è la sposa più velocemente la sua famiglia si libera dell'incubo dell'onore di famiglia.

 Accade sempre più spesso che ragazze di quattordici o quindici anni lascino la casa dei genitori per sposarsi. Inoltre esse possono sposare solo un Ceceno, tutt'al più un Inguscio. Molti uomini giovani sono emigrati e quelli che sono rimasti nonostante le due guerre cecene di Yelzin (1994 - 1996) e di Putin (1999 - 2000) con i loro 200.000 morti hanno imparato che più dell'educazione può la violenza. La conseguenza è stata una società sempre più violenta, sia politicamente sia nel privato.

A fine novembre 2008 sette giovani donne cecene sono state fucilate con l'accusa di "comportamento immorale". L'incaricato per i diritti umani della Cecenia Nurdi Nuchadshiev ha commentato che per le donne dei popoli di montagna vale l'antico codice di comportamento Adat, secondo il quale gli uomini sono autorizzati al linciaggio qualora si sentano offesi dal comportamento di una donna. Le attiviste per i diritti umani cecene lamentano la crescente clericalizzazione e arcaicizzazione della società di cui il recente obbligo a portare l'hijab in pubblico è esempio.

L'attivista per i diritti umani Lipkan Basajeva, insignita nel 2005 del premio per i diritti umani della città di Weimar, gestisce il centro per donne "Dignità di donna" di Grosny. Grazie al sostegno finanziario dell'organizzazione di donne "Amica" di Friburgo, il centro offre alle donne assistenza ginecologica, psicologica e giuridica.

 Tra i vari servizi offerti figura anche l'assistenza legale fornita a donne separate e vedove per l'affidamento dei figli. Infatti, secondo l'Adat i figli restano sempre con i padri nonostante in Cecenia valga la costituzione russa che invece affida i bambini quasi automaticamente alle madri.

 Nel 2010 la giovane vedova Selicha Magomadova riuscì a far valere la costituzione sull'Adat e il tribunale di Grosny dispose che i suoi sei figli, trattenuti dal clan del padre, fossero consegnati e affidati alla madre. La sentenza costituisce un precedente legale.

Contemporaneamente la resistenza armata e radical-religiosa contro il Cremlino strumentalizza le giovani donne come "vedove nere" e mira a creare un califfato nel Caucaso settentrionale.

Irena Brežná è stata corrispondente di guerra in Cecenia, scrive regolarmente del paese caucasico e sostiene progetti per donne in loco. Nel 2008 è stato pubblicato il suo primo romanzo "Die beste aller Welten"; www.brezna.ch.

Postato per: JUSSARA SARTORI
Scrttora, Poetessa & Freelancer

Nenhum comentário:

Postar um comentário