segunda-feira, 11 de março de 2013

IL "TERRORISMO SESSUALE" DISTRUGGE LA SOCIETÀ

REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO. 
 
 
 

Donne traumatizzate nell'ospedale di Panzi. Foto: Andre Thiel. Donne traumatizzate nell'ospedale di Panzi. Foto: Andre Thiel.

"Dal 1998 ad oggi centinaia di migliaia di donne e bambine congolesi sono state violentate e più di cinque milioni di persone sono state uccise.
 
 Tra le prime vittime c'erano anche la mia migliore amica, quasi una sorella, e suo marito.
 
 Il corpo della mia amica aveva più di cento fori di pallottola e il marito è stato ucciso a poca distanza da lei. 
 
Allora pensavo che si trattasse di un episodio di violenza isolato ma a partire dal 1999 la violenza contro donne e bambini è aumentata sempre di più.
 
Nel settembre del 2000, quando una bimba di 18 mesi che era stata violentata è morta tra le mie braccia mentre la portavo in ospedale, ho smesso di credere nell'Occidente." In seguito a queste esperienze personali la congolese Christine Schuler-Deschryver ha iniziato a impegnarsi per le moltissime vittime di stupro in Congo.

Ufficialmente le elezioni del 2006 hanno sancito la pace e la democrazia nel paese, ma nella regione orientale del Kivu vengono commessi più crimini e sono in fuga più persone che nel Darfur.
 
 Ci sono voluti anni prima che l'opinione pubblica internazionale prendesse atto delle crudeltà e violenze commesse dalle milizie contro la popolazione civile.
 
 Ormai tutti i partiti in causa usano lo stupro per dimostrare il proprio potere o per intimidire la gente, dalle milizie tribali locali all'esercito regolare.

La Schuler-Deschryver sostiene l'ospedale di Panzi specializzato nel trattamento di donne e ragazze violentate e traumatizzate.
 
 Ogni anno vengono operate circa 3.600 donne, "ma bisogna sapere che le donne che arrivano in ospedale non hanno più alcuna scelta.
 
 E' come se fossero state mutilate", informa la Schuler-Deschryver. "Se la tua comunità viene a sapere che sei stata violentata devi lasciare il villaggio.
 
 Se sopravvivi sarà tuo marito a chiederti di andartene - quasi sempre insieme ai bambini."

Katja Wolff
 
 
Postato per JUSSARA SARTORI
Scrittora, Poetessa & Freelancer
 
 
 


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