sábado, 6 de julho de 2013

CONTRIBUTO DI MARIA GIOVANNA FARINA - FILOSOFA - AL PARITARIO



ESSERE DIVERSI

La diversità spesso subisce una non accoglienza, pensiamo ai primi della classe o ai superdotati intellettualmente e alla loro difficile convivenza nel gruppo. 
 
L’invidia degli altri isola queste persone e le rende spesso antipatiche, in realtà non si tratta di malevolenza, ma di una difesa naturale che esse adottano per difendersi dalla discriminazione.
 
 In modo particolare i bambini superdotati non trovano scuole adatte a loro perché la loro straordinaria intelligenza, non adeguata all’età, è paradossalmente un handicap: per loro è difficile seguire le normali attività didattiche e socializzare perché il divario intellettuale con i loro coetanei rende molto difficile la condivisione.
 
 Ciò accade anche per gli stranieri: si dice che il diverso ci arricchisce, è vero, ma alla condizione che non ci faccia paura e che non ci costringa alla messa in discussione delle nostre certezze. In generale, ogniqualvolta si punta il dito, si ridicolizza o si esclude una persona considerata diversa si rinuncia ad una relazione tra il Noi e l’Altro, si innalza una barriera di incomunicabilità che impedisce ogni contatto tra le vicendevoli esperienze dei due interpreti della comunicazione. 
 
Così quando un bianco europeo discrimina uno straniero e/o di colore in realtà ha paura di “guardare” ciò che esiste dentro di sé, ciò vorrebbe dire mettere a rischio di confutazione la certezza della presunta propria superiorità; allo stesso modo quando chiamiamo “ciccione” un obeso è il terrore di poter diventare come lui a farci prendere così pesantemente le distanze dalla persona che ci è dinnanzi e dalla possibilità di perdere lo status di magri, propagandato e istituzionalizzato dal nostro modello culturale come il migliore.
 
 A questo punto si potrebbe concludere sostenendo che per gli stranieri, considerati diversi, non ci sia alcuna possibilità di armonica integrazione.
 
 Apparentemente può sembrare così e spesso lo è, ma se ci mettessimo ad osservare con una visione meno ridotta ed una ri-trovata propensione ad uno sguardo d’insieme, ci accorgeremmo che il diverso non esiste.
 
 Esiste solo l’essere umano, diverso ma uguale agli altri, che comunica con il corpo, con le parole, con i gesti, con la mimica facciale, con le posture del corpo, con il pianto…..e con il sesso.
 
 Gli strumenti umani di espressione sono vari, gli uomini sono miliardi, le possibilità di relazione dell’essere-nel-mondo sono quasi infinite, perciò essere straniero, obeso o superintelligente sono solo tre modalità dell’esistenza.
 
 Questa è la strada da percorrere per eliminare barriere, stanchi pregiudizi e vuote apologie di ogni presunta diversità.
 
 
MARIA GIOVANNA FARINA
 

2 comentários:

  1. Tutto vero Maria, ma per sentirmi veramente libero ho bisogno di scegliere e non di essere obbligato a condividere tutto con tutti e a relazionare per forza con chi non mi va. Siamo tutti uguali, ma anche diversi, amo essere me stesso e le barriere che a volte mettiamo sono giuste, servono a non obbligarci per forza ad accettare tutti, altrimenti i diversi diventiamo noi. La bellezza e' poter scegliere il secchione, come l'ultimo della classe.

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  2. Sono d'accordo con te Maria Giovanna, la paura erige barriere dentro di noi. L'ignoranza, cioè la non conoscenza è la barriera che spesso si erige per paura. Una paura che è dentro di noi e che a volte non abbiamo coraggio di affrontare. Certo che non c'è "obbligo", ma c'è il valore morale di considerare persona o persone tutti gli umani, perché tali sono, con culture diverse; opinioni diverse; visioni diverse; ed ognuno è una periferia ed un centro. Come è l'universo. Non esiste un centro unico; ma ognuno di noi, nei miliardi che siamo, è un centro ed una periferia che interagisce con chi incontra. Senza egoismi ed egocentrismi, si potrebbe migliorare la situazione, senza discriminare, offendere, come accade in Italia in questi giorni. del resto è proprio vero: la paura fa 90!!!E chi offende o discrimina ce l'ha dentro. Guardare l'altro, come persona e rispettarlo come tale, sarebbe il primo passo per un mondo migliore. Roberto

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