segunda-feira, 9 de março de 2015

UOMINI E IL MONDO FEMMINILE



IL CORAGGIO  DI  GUARDARSI  DENTRO


In questo mio scritto desidero rimanere nei confini del mio paese, l'Italia, non per dimenticare altre situazioni simili o peggiori nel mondo, ma perché è inaccettabile che nel mio paese che ha conosciuto l'Umanesimo e dove si parla di Diritti Umani, esista realmente un pensiero deviato nei confronti della donna e le conseguenti nefaste azioni ostili. Il comportamento, il pensare, il considerare e l'agire dell'uomo (genere) lascia alquanto perplessi per le modalità persecutorie nei suoi confronti.
Molte sono le forme persecutorie in atto nei confronti della donna. I femminicidi e il considerare la donna qualcosa di meno dell'uomo stesso, sono sintomi mentali di una cultura arcaica o subcultura ancora presente e diffusa in un quotidiano convulso e di un comune pensare nelle più diverse situazioni della vita sociale. Da questo pensare deviato non sono escluse le nuove generazioni.
L'azione persecutoria che si instaura nella difficoltà relazionale dove l'uomo (genere) impone la sua volontà credendo d'esserne autorizzato, lo porta alla violenza verbale,   alla violenza fisica e per arrivare all' uccisione (femminicidio), adottando forme di umiliazione, di terrore, con minacce, pedinamenti, approcci violenti, assoggettandola al suo volere, impedendo di fatto alla sua libertà d'essere persona.
In questo stato di violenza si ravvisa una forma eclatante e per nulla trascurabile di razzismo di genere.
Infatti non è accettabile in un paese che dovrebbe essere civile e moderno, che si è dotato di democrazia, che ha firmato la Carta dei Diritti Umani e collocato in quell'occidente "evoluto", dover assistere a tali situazioni razziste e violente di genere, appartenenti, si credeva, a situazioni culturali in paesi meno sviluppati sui Diritti Umani, di altre aree geografiche. Non è così.
La maggior parte di questi femminicidi accade in ambito famigliare, un fatto che fa pensare e molto. 
Questo stato di cose fa emergere uno squilibrio non solo culturale, ma anche uno squilibrio di natura psicologica, di una immaturità ed una incapacità relazionale con l'altro sesso, da far pensare che in un certo numero di uomini (genere) vi è una carenza di natura sociale, una assenza spaventosa di cultura, una difficoltà ad accettare una parità che spetta di diritto, un paritismo ancora lontano ma doveroso da attuare, che ci porta ad alcune domande.
Sembra che l'agire fobico contro la donna sia una forma di autodifesa a qualcosa che noi uomini teniamo molto, e credendo che questo "qualcosa" sia in pericolo si arrivi al punto di maltrattare, seviziare, violentare e anche uccidere la donna. Che sia quella assurda e falsa idea di avere un potere autoritario, decisionale e impositivo totalmente nostro come diritto acquisito quasi divino? Quel folle pensiero di percepire la donna come fosse una "cosa" da ritenere nostra ? Oppure consapevoli di questa che sembra essere una bufala mentale costruita da tempi remoti ed arcaici, ci comportiamo da razzisti di genere, perché dobbiamo nascondere tale nostro credere?
Questo odio contro la donna dimostra una reale immaturità che ci porta sulla soglia di una mente incapace di vedere la positività di un rapporto relazionale paritario. Abbiamo forse paura di avere una concorrente? O forse addirittura di perdere nel confronto? Se così fosse siamo davvero sulla strada sbagliata in quanto non si tratta di affrontare un conflitto di genere, ma semplicemente di saper relazionarsi nelle varie situazioni in capacità e merito, indipendentemente se donna o uomo.
Tale visione così distorta non ci porta da nessuna parte o forse sì, ci lascia per strada nel senso che lei, negli ultimi 50 - 60 anni, ha fatto passi enormi di emancipazione e questo è motivo di orgoglio e non di invidia o peggio.
E noi, uomini, reagiamo con la violenza? Questo è ciò che sappiamo fare?
Io credo che dovremmo, noi uomini (genere), diventare davvero maturi e adulti, consapevoli che lei, ha tutti i Diritti alla sua libertà, indipendenza ed autodeterminazione, in quanto noi non ne siamo possessori non ne abbiamo il diritto e tanto meno siamo depositari del suo possesso.
Nessuno possiede nessuno se si parla di persona, come valore di unicità quale è ogni persona indipendentemente da età, sesso, capacità, credo religioso, oltre essere un alto valore umanistico e civile. Dimostrare nei fatti questo, diventa un gesto di civiltà e intelligenza. Smetterla di credere che noi (uomini) abbiamo diritti impositivi su di lei. Smetterla di pensare e di credere che con la violenza si potrà avere il suo amore o rispetto. Smetterla di credere che la violenza sia il modo di agire per essere accettati, ma imparare ad accettare un no, a relazionarci alla pari rispettando le sue scelte, la sua dignità, perché ha diritto di avere un suo pensare, vedere, credere, vivere, come chiunque.
Allora sì, si potrebbe iniziare un percorso paritistico dove l'unicità personale è quel valore che ci distingue nel rispetto reciproco.
Allora sì, possiamo diventare adulti. Nessuno ci ha dato questo genere di superiorità sulla donna. Nessuno. Se questo è il nostro pensiero allora siamo fuori strada, abbiamo deragliato dalla ragione.
Certo, è impegnativo conoscere il mondo femminile, ma lo è, perché noi uomini non ci siamo impegnati a conoscerla, ad ascoltarla, così pieni noi, di arroganza e idiota superiorità e violenza. Non abbiamo imparato a guardarci dentro, a guardare il valore della vita, considerare il mondo a due.
Possiamo migliorare liberandoci da quella pseudo forza (fisica) che ci porta alla violenza, e iniziare a provare a rinnovarci culturalmente in un percorso nuovo per incontrarla e non per scontrarci o peggio assoggettarla al nostro volere come dei barbari o primitivi. Se accettassimo quel percorso culturale, di guardarsi dentro, sono certo che scopriremmo un universo migliore, cosparso di emozioni, quelle emozioni che noi uomini, nascondiamo perché ne abbiamo paura e scoprire un modo diverso di vedere il futuro, forse meno violento. Forse.

Testo di Roberto Rossi
Pittore, poeta, scrittore

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