quarta-feira, 6 de março de 2013

DONNE UIGURE DEPORTATE NELLA CINA ORIENTALE



Nel 2006 trapelarono le prime notizie sulle deportazione di donne uigure da parte delle autorità cinesi ma presto il numero delle vittime raggiunse e superò i mille casi.
 
 
 Di fatto si tratta di una nuova forma di aggressione del governo cinese contro la popolazione musulmana del Turkestan orientale (Xinjiang) nella Cina nordoccidentale.

Con false promesse e enormi pressioni giovani uigure tra i 16 e i 25 anni vengono mandate a lavorare nelle fabbriche della Cina orientale.
 
 Una volta arrivate, la promessa del lavoro ben pagato sfuma immediatamente: le ragazze si trovano a fronteggiare condizioni di lavoro disumane, salari inesistenti e terribili condizioni abitative e sanitarie.
 
 Non mancano le denunce di abusi sessuali. Ridotte in schiavitù e lontane da casa per le ragazze è economicamente e psicologicamente impossibile tentare la fuga.
 
 Sanno che anche la famiglia a casa subisce enormi pressioni e le famiglie le cui figlie si rifiutano di partecipare ai cosiddetti "programmi di lavoro" subiscono l'esproprio dei campi o la distruzione della casa.

Le deportazioni sistematiche delle giovani donne fanno parte del programma di assimilazione degli Uiguri che include anche l'incoraggiamento e il sostegno fornito a centinaia di migliaia di cinesi Han che hanno deciso di migrare e insediarsi nel Turkestan orientale.
 
 Così negli scorsi decenni la composizione della popolazione è drasticamente cambiata a favore dei cinesi Han e di pari passo si è intensificata la discriminazione degli Uiguri.
 
 Per loro è diventato difficile trovare lavoro, non possono esercitare la loro religione né utilizzare la loro lingua nel sistema educativo.
 
 Manca anche la libertà di opinione e di stampa. Le ragazze e donne uigure sono le principali vittime dell'aggressiva politica di Pechino: oltre alle deportazioni e alla generale soppressione della loro lingua e cultura esse subiscono - all'interno della politica del figlio unico e nonostante le eccezioni previste per le minoranze etniche - sterilizzazioni e aborti forzati.
 
 
CINA - DONNE TIBETANE TRA FUGA E PRIGIONIA

Nel marzo 2008, a pochi mesi dall'inizio dei giochi olimpici di Pechino, i Tibetani scesero in strada per protestare contro la loro situazione.
 
 La Tibetana Rogzin Dölma racconta così la violenta reazione delle forze dell'ordine cinesi: "Quando abbiamo manifestato i soldati hanno iniziato a spararci.
 
 Altri picchiavano i manifestanti fino a ucciderli, era inconcepibile. Anch'io fui picchiata e persi i sensi. Quando rinvenni mi trovai in una buca piena di acqua e fango con i poliziotti che mi correvano sopra."
 
 Rogzin Dölma si è nascosta per un intero anno spostandosi in continuazione da un posto all'altro. Poi ha deciso di rischiare la pericolosa fuga dalla Cina.
 
 Partendo da Lhasa Rogzin Dölma ha attraversato le vette innevate del Nepal fino a raggiungere il 14 gennaio 2010 la città indiana di Dharamsala, sede del governo in esilio del Dalai Lama.
 
 La storia di Dölma rispecchia quella di moltissimi Tibetani e Tibetane che ogni anno tentano di fuggire all'estero passando per il Nepal.
 
 La fuga è pericolosa, molti vengono sorpresi dai soldati, alcuni muoiono colpiti dal fuoco dei militari, altri di fame e altri ancora per le terribili condizioni climatiche dell'Himalaya.
 
 Rogzin Dölma è felice di avercela fatta ed essere riuscita ad arrivare in India. "Non posso dire i nomi delle persone e famiglie che mi hanno aiutata. Li metterei in grave pericolo."

A dimostrare particolare coraggio sono anche le monache tibetane. Phuntsok Nyidron, nota per essere una delle "14 monache cantanti di Drapchi", ha passato 15 anni in carcere: "Abbiamo subíto ogni forma di tortura.
 
 Per i carcerieri era normale usare le spranghe o gli elettroshock contro le detenute che esprimevano la propria opinione o che si rifiutavano di partecipare a misure educative comuniste. Nel maggio del 1998 cinque monache sono morte per aver osato protestare."

Katja Wolff

Postato per: JUSSARA SARTORI
Scrittora, Poetessa & Freelancer

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